Qualche volta “ciò che è gettato fuori dall’uso”, come direbbe Roland Barthes, descrive l’essenza delle cose, e deve essere stato proprio così quando ho ricevuto via Whatsapp le immagini di mucchietti di coriandoli di tappezzeria, o cerchietti, o pallini, inviatemi da Valentina Maggi Summo e che poi sarebbero diventati The point of. Il “pieno” di buchi fatti con una normale foratrice da ufficio su un rotolo di carta da parati. Uno scarto, eppure una materia fragile e delicata con gli arabeschi di una trama che si può vedere solo da vicino, da molto vicino. Il prodotto prezioso di un gesto inoperoso, ripetitivo e tutto sommato negligente, raccolto con cura per invitare a guardare con cura. Un gesto che assume la valenza del punto, o meglio del “punctum”, punto focale dove inizio e mezzo e fine si concentrano a marcare un’azione che trova nella decostruzione una dimensione costruttiva.

Le immagini mi sono arrivate mentre stavo rivedendo, in preparazione di un’altra mostra, Demasiado polvo, un video che costituisce uno dei primi lavori di Valentina. Tra The point of. e la “polvere” vi è più o meno un decennio, ma la coincidenza fortuita di due lavori, il primo e l’ultimo, che si incontrano senza una ragione apparente -se non l’eco del tema della casa- mi ha dato l’idea di questa mostra: una mostra con solo un “prima” e un “dopo” senza un “mezzo”. Un gioco di rimandi tra due polarità: un ping pong, frenato dal lasso di tempo lungo. E poiché la programmazione di riss(e) dell’anno in corso avviene sempre tra artisti in dialogo, il ping pong è implicito anche nel format e in questo caso è tra Valentina Maggi Summo e Sophie Usunier, che ho invitato con una delle prime opere fatte in Italia, Letargo, del 2000, ed una delle ultimissime, Migrations (over Belgium), ancora in progress, esattamente come The point of. di Valentina.

Demasiado polvo ha a che fare con la solitudine dei ruoli femminili, consumati entro una gestualità del quotidiano vista in dimensione quasi fiabesca. Letargo di Sophie Usunier è un abito da sposa colto nel suo congelamento temporale nella naftalina; un lavoro in cui i sensi si rincorrono tra ciò che è visto e ciò che è percepito con l’olfatto. Letteralmente il letargo è un sonno profondo, e così è l’abito di nozze che in quanto tale nasce per vivere in un momento di stasi perenne, il giorno dopo per sempre.

The point of., invece, contiene il tempo lento dell’attesa come lo contiene l’applicazione meticolosa e stupita di Sophie a registrare con piccoli punti l’andamento dei flussi migratori degli uccelli mentre disegnano nuove geografie in violazione della geografia. In Migrations (over Belgium) l’esito sono carte geografiche costellate di migliaia di puntini di inchiostro nero impegnate a comporre e a dissolvere forme, per disporsi intorno ad un interrogativo che investe un parallelismo tra le migrazioni in volo e le infinite migrazioni sulla terra.

Per il “mezzo” ho chiesto invece a due testimoni di scrivere un brevissimo testo, a Francesca Guerisoli per Valentina Maggi Summo e a Luca Pancrazzi per Sophie Usunier. Non una descrizione di quello che non c’è ma proprio una testimonianza, che in quanto tale sta “in vece” del corpo di opere assenti ed è parte integrante della mostra.

Ermanno Cristini

 

 

Valentina Maggi Summo

Esamina il modo in cui narrazione e linguaggio, sia privati sia mediatici, possano influenzare e, al contempo, contribuiscano a mutare l’identità di concetti, spazi e aneddoti infondendo schemi, visioni e costruendo luoghi mentali. Percorre la fenditura tra dimensione reale ed esperita ed esplora la ritualità del contesto in cui si svolgono le relazioni umane differenti ambiti socio-culturali e politici. Tra le principali esposizioni: La Triennale di Milano; Museo MAXXI, Roma; FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano; Isola Art Center, Milano; Museo di Villa Croce, Genova; Palazzo Ducale, Genova; Careof, Milano; Fondazione Merz, Torino; Caffè internazionale, Palermo; P.Ar.Co Pavillion of Contemporary Art Casier, Treviso; S.a.L.E., Venezia; Galleria Bianconi, Milano; Federico Bianchi Gallery, Milano; Surplace-Zentrum, Varese; Galerie Esca, Nimes

www.valentinamaggi.com

 

Sophie Usunier

Artista di origine francese di adozione italiana, di spirito nomade, Sophie Usunier esplora il paesaggio circostante ; il suo lavoro nasce da riflessioni socioantropologiche ed è popolato da immagini e oggetti quotidiani, che mette in circolazione per destabilizzare i riferimenti archetipici delle nostre società. Tra le principali esposizioni: FRAC Lorraine,Metz); PAV, Torino; Made in Filandia, Pieve a Presciano; Placentia Arte,Piacenza; Halle Verrière, Meisenthal; Fondation SoutHeritage, Matera; Centre D’Art Bastille,Grenoble; Pavillon Kaysersguet,Strasbourg; NeonProjectBox,Milano; ACB, scène nationale, Bar-le-Duc; Museo Arte Contemporanea, Lissone; Haarman Bloedow haus, Berlin; Plektrum, Tallinn

www.sophieusunier.com

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Francesca Guerisoli, "Valentina Maggi Summo", 2018
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Luca Pancrazzi, Sophie Usunier, 2018
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