Caro Giovanni, Caro Ermanno

 

In questi tempi difficili mi interrogo sempre più attorno all’essenzialità dell’arte. 

Mi interrogo sul suo significato, sul suo ruolo, sulla capacità dell’arte di parlare e di parlarci. 

Una caratteristica, questa della parola data, che ha sempre contraddistinto il lavoro di Giovanni. Chi leggerà questa mia lettera potrà pensare per esempio ai progetti dedicati alle recrudescenze fasciste nella nostra società contemporanea, come la performance Me realizzata nella sua ultima versione per il Mart di Rovereto in occasione della Giornata del Contemporaneo 2021. La stessa azione era stata realizzata per la sedicesima Quadriennale di Roma nel 2016 quando Giovanni presenta anche l’opera L’angolo del saluto un oggetto scultoreo che riempie il vuoto lasciato dalla postura umana nel momento in cui compie il saluto fascista. Un solido geometrico, quasi minimalista portato a compimento dalla presenza di una lama.

E qui arriviamo ad un altro elemento che in più occasioni ritroviamo nelle tue opere Giovanni, la lama, come nelle Dolls del 2009 pericolosissimi oggetti tanto attraenti quanto taglienti o nell’appuntita lancia di Forza Nuova, che seguendo in modo inaspettato la traiettoria di un proiettile esce, inaspettata, dal muro. 

A queste lame penso anche attraversando alcuni recenti scritti della letteratura italiana contemporanea. Parla di lama di fosforo Milo De Angelis, come memoria e minaccia in un libro che, per l’appunto, è intitolato Incontri e Agguati (2015). Una lama, sotto forma di scheggia riemerge anche dalla memoria di Franco Buffoni che in una poesia bellissima e straziante come Ul Sass de Preja Buia, traccia le forme di quest’antichissima pietra, sacra ai popoli celtici, che diviene improvvisamente l’occasione per ricordare […] la scheggia quella vera / Del vetro nel mio polso / Di bambino (da La linea del cielo, 2018). E Antonella Anedda che in un caposaldo della letteratura italiana del nostro secolo come  Historiae (2018) e citando Auden, scrive, asciutta, che l’Amore ha un odore di lama.

 

Insomma, caro Giovanni e caro Ermanno, vi scrivo perché ognuno ha la propria lama che minaccia, incombe, ricorda, ci attrae e ci spaventa. 

 

È per questo che nello spazio vuoto di riss(e) una lama è abbastanza, anche nella sua interruzione di continuità.

 

Vi ringrazio, con questa lettera, per aver creato ed esposto questo lavoro, essenziale e radicale, perché ritengo, oggi, questa sua straniante evocatività, necessaria.

 

Alessandro Castiglioni

 

 

 

Giovanni Morbin

2022, Art- scena na fronti vremena: Radikaine umjetnicke prokse u Rijeci u Razdobliju rata i tranzicije, MMSU, Rieka; Acipelago Aperto. Relational Practices in Contemporary Art, Magazini del Sale, Venezia; Trame dal mondo. Abito nell'arte, Fabbrica del Vapore, Milano; 2019, Everyday Life. Economia globale e immagine contemporanea, Galleria Civica, Trento; 2018, Lievità, Galleria E/static, Torino; Just a line, Galerie Michaela Stock, Vienna; Giovanni Morbin, Centrale Fies, Dro; Prière de Toucher 6, Fondazione Bandera per l'Arte, Busto Arsizio; 2017,  Privazione, Prometeo Gallery, Milano; 2016, Altri tempi, altri miti, 16a Quadriennale d'Arte, Roma; Luminous perception, Galerie Michaela Stock, Vienna; 2014, Roaming. Riposizionamenti, Fabbrica Rosa, ex Archivio Szeemann, Maggia; 2013, Le statue calde. Scultura, corpo, azione 1945-2013, Museo Marino Marini, Firenze; 2012, Future Landscape. A Changing Exhibition, Forte Marghera, Venezia; 2011, The Gentlemen of Verona: sperimentazioni sul contemporaneo in Italia, Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti, Verona; 2010, Concerto dell'armonia e dell'invenzione: or The Drawing Machines, Galerija Gregor Podnar, Berlino.