L’ORA CHE FUGGE                                                   

Esposizione in sei movimenti a cura di Davide Dal Sasso

 

 

L’ora che fugge è una mostra dedicata al tempo. Le artiste e gli artisti invitati – Gianluca Brando, Linda Carrara, Stefano Comensoli_Nicolò Colciago, Paolo Inverni, Nuvola Ravera, Fabio Roncato – presentano sei progetti riflettendo sui temi dell’identità e della durata, sull’esperienza e l’inafferrabilità del tempo, sulle sue possibili interpretazioni, sulle memorie e le loro tracce. L’ora che fugge non è una mostra collettiva ma una esposizione in più movimenti. Ciascuno corrisponde a una mostra personale ideata per essere una parte dell’intero progetto espositivo. Ogni movimento presenta la prospettiva poetica di un artista articolando l’intera esposizione nel tempo, dalla prima all’ultima personale. Non solo oggetto di indagine ma imprescindibile fattore per le esperienze nello spazio di riss(e), il tempo è il fulcro di un progetto curatoriale in cui l’intera esposizione è pensata come una suite il cui senso è determinato da ciascuno dei movimenti che la compongono.

 

Davide Dal Sasso è filosofo e curatore. Svolge attività di ricerca presso l’Università di Torino, i suoi oggetti di indagine sono i processi creativi, le pratiche artistiche, il ruolo dell’espressione e della rappresentazione nelle arti. Ha scritto diversi articoli su temi di estetica, arte contemporanea e filosofia dell’arte. È l’autore dei libri Nel segno dell’essenziale L’arte dopo il concettualismo (Rosenberg & Sellier, 2020) e The Ground Zero of the Arts: Rules, Processes, Forms (Brill, 2021).

 

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Primo movimento: Gianluca Brando, Senza nome

 

Originatosi in alcuni dettagli di una immagine che appartiene alla sua biografia, il progetto di Gianluca Brando prende forma nello spazio di riss(e) proponendo una riflessione sul rapporto tra storia identità e presenza. Il presupposto della sua installazione è ritornare sugli stessi elementi attraverso un sistema di proiezioni per accedere a lunghe catene di esistenze.

 

Gianluca Brando (Maratea, 1990). Ha studiato nelle Accademie di Belle Arti di Roma e Venezia (2008-2014). Ha sviluppato le sue ricerche attraverso alcune esperienze di viaggio e di residenza artistica, in Taiwan e in Cina tra 2014 e 2017, in Italia tra 2018 e 2019.  Negli ultimi anni il suo lavoro è stato presentato in spazi indipendenti e istituzioni, tra i quali: Spazio Taverna, Roma; Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo; Fondazione SoutHeritage, Matera; Fondazione Pini, Milano; Viafarini, Milano; Cripta747, Torino; Yonghe Arts Foundation, New Taipei City. Nel 2021 è stato tra i finalisti del Talent Prize. Vive e lavora a Milano.

 

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Secondo movimento: Paolo Inverni, Sincope

 

‘Ciclicità’, potrebbe essere il nome di uno dei tanti modi in cui si manifestano le apparenze nei nostri rapporti con la realtà. Ripensandone il senso, Paolo Inverni pone al centro della sua mostra personale da riss(e) un presupposto: le possibilità delle interferenze: nel linguaggio, nei ritmi sonori, nelle dinamiche vitali. Con Sincope l’artista propone una riflessione sul profondo legame tra spazio e tempo, sulla continua trasformabilità che li alimentata e determina.

 

Paolo Inverni (Savigliano, 1977). La sua pratica artistica – basata sull'utilizzo di linguaggi e media differenti che sovente assumono la forma di installazioni – indaga il concetto di ‘punto di vista’ le sue declinazioni possibili e la sua relazione con la realtà. Alcune delle sue opere sono state presentate in occasione di mostre personali e collettive tra le quali: Collettiva 5+5 (Galerie Italienne, Parigi 2018), Just a shadow of a shadow (Barriera, Torino 2017), Teatrum Botanicum, (PAV Parco Arte Vivente, Torino 2017), Che il vero possa confutare il falso (Santa Maria della Scala / Accademia dei Fisiocritici / Palazzo Pubblico, Siena, 2016) Eclissi (Galerie Mazzoli, Berlino, 2015).

 

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Terzo movimento: Stefano Comensoli_Nicolò ColciagoLontano dal resto

 

 Dove qualcosa finisce potrebbe avere inizio qualcos’altro. Se così, confini e linee di demarcazione sono tutt’altro che riconoscibili. Serve piuttosto trovare una posizione, capire come disporsi per cogliere il ritmo delle presenze, sottrarsi per qualche istante alla frenesia e osservare attentamente le cose e le loro relazioni. Sono questi i principali aspetti che il duo Stefano Comensoli_Nicolò Colciago esplora con il nuovo ciclo di opere elaborato appositamente per la loro mostra personale da riss(e). Lontano dal resto è prima di tutto la dichiarazione di una necessità: prestare attenzione agli innumerevoli movimenti liminali, ai riposizionamenti, alle transizioni, a ciò che solitamente ci sfugge.

 

Stefano Comensoli (Milano, 1990), Nicolò Colciago (Garbagnate Milanese, 1988). Lavorano insieme dal 2014 e sono co-fondatori del progetto Spazienne. La loro ricerca ha origine nell’esplorazione e la catalogazione del paesaggio e si basa sull’uso di materiali industriali, elementi di scarto e di recupero provenienti da aree dismesse, luoghi periferici e cantieri sui quali le attività umane e il tempo attuano processi di corrosione demolizione e abbandono. Usano la scultura, l’installazione, l’assemblaggio di materiali e studiano a fondo le tecniche per superare i limiti formali a favore di una soluzione di equilibrio. Utilizzano editoria, grafica, fotografia e video come mezzi di espressione pittorica, estrapolando la parte sensibile della materia con cui interagiscono e la restituiscono. Tra le loro ultime mostre e progetti: Laboratorio montagna (mostra collettiva, Museo Nazionale della Montagna, Torino 2022); Space in Mirror Is Closer Than It Appears (mostra personale, Mucho Mas!, Torino 2021); Zauber und Paranoia  (installazione site-specific, Super Bien!, Berlino 2021); Lì dove nascono le forme del vento (mostra personale, galleria Otto Zoo, Milano 2020); Stavo andando dove sono (libro, con Annika Pettini, 2020).

 

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Quarto movimento: Nuvola Ravera, Se son rose pungeranno

 

Un album di ricordi, alcuni passi tra le memorie. Pagina dopo pagina ritornano alla luce accadimenti, legami, presenze. In parte riconoscibili, in parte no. Inattesi, sorprendenti, rumorosi. Momenti di storie personali e collettive, attività compiute e altre ancora da svolgere. Metterle in primo piano vuol dire tanto ricordarle quanto ripensarle. È esattamente lo spazio tra le due possibilità il presupposto della riflessione che anima la mostra personale di Nuvola Ravera. Ineffabile, lo spazio tra reminiscenza e incertezza, nelle sue opere diventa una area di incidenza in cui la possibilità stessa di prendersi cura di qualcosa rende manifesti limiti e possibilità dell’agire umano. Fioriscono sì, le rose. Profumate ma anche pungenti.

 

Nuvola Ravera sviluppa la sua ricerca interrogandosi sui sistemi emotivi e le loro eventuali alterazioni dovute agli artefatti e ai condizionamenti culturali. Interessata alla possibile ‘autonomia psichica’ dei luoghi, collaborando con psicoterapeut*, antropolog*, biolog* e architett*, Ravera propone ipotesi di coabitazione tra mondo naturale e paesaggi antropizzati. Lavorando con materiali effimeri e organici, li sottopone a costanti processi di documentazione e trasformazione. Questi periodi di ricerca danno vita a ciò che l’artista chiama opere placebo e opere sintomo: installazioni ambientali, attivazioni performative, oggetti scultorei e fotografici attraverso i quali esplorare “l’esperienza di cura” nelle sue declinazioni più inedite. Ha esposto e collaborato con varie istituzioni, tra le quali: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; MACRO Asilo, Roma; Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce di Genova; Il Lanificio ‒ Made in Cloister, Napoli, International Alliance of Inhabitant World Social Forum, Tunisi; Fondazione BLM, Venezia; il Museo di Aveiro; Atelierhaus Salzamt, Linz; Fabbrica del Vapore, Milano; La Station, Gagliano del Capo; Museo Fattori, Livorno.

 

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Quinto movimento: Linda Carrara, Lì, dove inizia la pittura

 

Forse sulla carta, forse nella mente. Magari guardando per terra o osservando il cielo. Un dipinto può nascere dappertutto. Prima di quella immagine che sarà poi oggetto dei numerosi sguardi che la scruteranno, vi è molto altro: tentativi, pensieri, posizionamenti. La luce e i modi di occupazione di uno spazio. La dialettica mutevole tra progetti e processi. Con la sua mostra personale da riss(e) Linda Carrara esplora gli attimi che rendono possibile l’azione pittorica. Le fasi della composizione e le circostanze dell’anticipazione. Pur essendo imprescindibile, l’origine della pittura è anche marginale.

 

Linda Carrara dopo alcune residenze come MOMENTUM Berlino, LKV-Trondheim o NCCA SanPietroburgo, ha stabilito il suo lavoro tra Bruxelles e Milano. L’Istituto di Cultura Francese a Milano, Museo MAC di Lissone per il premio Lissone, Croxhapox Gent, FABRIKA Moscow, galleria Boccanera di Trento, Museo Floris-Romer di Gyor-Ungheria e AIS gallery in Giappone sono alcuni dei luoghi dove Linda Carrara ha esposto in mostre collettive e personali. Tra le sue ultime mostre personali si segnalano: “A/R” (Istituto di Cultura Italiana di Bruxelles 2018), “Chôra” (Galleria Boccanera, Trento 2019), “Madonna delle rocce” (Iragui Gallery, Mosca 2019), “In fondo al pozzo” (Rizzuto Gallery, Palermo nel 2020) “La prima passeggiata” (The Open Box, Milano 2022). Nel 2022 Carrara sarà tra i finalisti di Premio Cairo a Palazzo Reale.

 

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Sesto movimento:  Fabio Roncato, linea d'ombra

 

Gli sguardi si posano. Tentano di scorgere un punto di incontro. Ma tra cielo e terra, quel ritrovo è assente. Vi sono semmai possibilità e ammissioni, frutti di molteplici rovesciamenti, segni di processi ed eventi in cui si articola la realtà. La natura,

indipendente, prende le sue vie. Restano allora i materiali, le continue trasformazioni, la permanenza quale obiettivo solo temporaneamente perseguibile. Questi i presupposti della mostra personale di Fabio Roncato da riss(e), un percorso dedicato alla trasformabilità e alle libertà dei punti di osservazione.

 

Fabio Roncato (Rimini 1982). Interessato alle possibilità offerte dalla pratica scultorea, Roncato si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e si è perfezionato con diverse residenze in Italia e all’estero, tra le quali: Atelier Bevilacqua La Masa (Venezia), VIR-Via Farini in Residence (Milano), Fondazione Spinola Banna per l’Arte (Torino), Jan van Eyck Academie (Maastricht), Premio Shangai alla East China Normal University (Shanghai). I confini della rappresentazione visiva, le possibilità offerte dai materiali, i diversi aspetti della relazione tra energia e forma, il ruolo dell’immaginazione nella pratica e nella scoperta sono tra i principali temi che alimentano la sua poetica. Tra le sue mostre personali e collettive in Italia e all’estero si ricordano: Fulgura et fossilia (Museo Civico di Scienze Naturali, Brescia 2021), Italian Twist (Fondazione Imago Mundi, Gallerie delle Prigioni, Treviso 2021), Come trattenere l’energia che ci attraversa. Paesaggi (Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, Venezia 2021), The Field of Unknown (mostra bipersonale con Julie van der Vaart, Ingrid Deuss Gallery, Anversa 2020), Ti Bergamo, GAMeC-Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo 2020), A Collection for Beyond the Plastic (MUSE-Museo delle Scienze di Trento, Palazzo delle Albere, Trento 2020), Il motore delle stelle (The Open Box, Milano 2019), Ultramar (MARS, Milano 2019), Il pianeta dove evaporano le rocce (Torre delle Grazie, Musei Civici, Bassano del Grappa 2018).