«La sabbia rosicchia la mia sagoma. / Scompaio, / divengo con lei una cosa sola.»: si conclude così C’è modo e modo di sparire, la poesia di Nina Cassian da cui la personale di Silvia Listorti prende il titolo. L’artista, per questa occasione, crea, invece, un alfabeto di materie in cui sparire: due disegni su carta di riso (Illocazioni), sette forme in vetro dalla trasparenza al bianco (Ora), una forma in cera d’api, una in gesso al quarzo e fibra di vetro, una forma in gomma siliconica, due frammenti di due Ora, uno bianco, l’altro trasparente.

Nelle Illocazioni i pensieri si aggrumano e si dissolvono come nuvole, passano veloci: la grafite disegna il tracciato di un gesto che principia fuori, chissà dove; sembra che con un soffio i segni potrebbero sparire, come se dovessero prendere fiato, per arrivare, per continuare, per andare…Gesti così improvvisi che forse saltano anche oltre i pensieri; segni che sono appiccicati alla vita, addosso alla pelle.

Ora è qui, una forma vicina e familiare eppure lontana, inespugnabile: è uno spazio enigmatico, un giro di materia che si carica di tutto il peso del confronto con ciò che nella vita rimane inaccessibile ma che è sempre qui, a dare al pensiero la possibilità di sperdersi. C’è, infatti, qualcosa che fa movimento e passa tra le forme, tra i diversi stadi attraverso cui l’artista torce le materie, che non arriva mai a un sigillo: nella ripetizione resta sempre una differenza, qualcosa che sbanda e apre ogni singola forma. La materia diviene altro, si carica di qualcosa di antico, come di un respiro tranquillo e di un silenzio lontano e fiero: Ora è un giro di vita, un abbraccio che non cancella la memoria del contatto con la pelle. La pelle, nella trasparenza si frantuma nella luce e il corpo sparisce nella materia, vive nella materia.

In fondo, è tutta una questione di spazio, come se la nostra intera storia si dimenasse fra una moltitudine di traiettorie percorse e interrotte e la memoria fosse una disciplina della luce e le nostre esistenze fossero la somma degli spazi che abbiamo abitato e attraversato, immaginato, atteso, desiderato, temuto ed evitato. Silvia Listorti resta fedele al più grande insegnamento dell’arte: inventare nuovi spazi, nuovi diagrammi di luce, nuove traiettorie del pensiero.

Guido Mannucci 

 

Silvia Ileana Listorti è nata nel 1987 a Milano, dove attualmente vive e lavora. Nel 2009 si laurea in Arti Visive alla NABA di Milano e, successivamente, si diploma nel corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 2010 collabora con teatri italiani ed europei frequentando laboratori di Danza Butoh e seminari di Shodo. A partire da queste esperienze il movimento e il respiro diventano il cuore del suo fare: l’opera di Listorti rivolge la sua attenzione al mutare incessante del corpo, ai segni della memoria inscritti della carne e nella materia, ai rivolgimenti del tempo e alle sue pieghe, ai suoi giri e alle sue acciaccature. Dal 2022 è artista residente in ambiente di Dolomiti Contemporanee