È un campo di possibilità, quello che si distende tra il procedere di Antonio Catelani dove il disegno e il volume plastico si ricorrono ad accentuare la porosità del loro bordo e lo sguardo sospeso di Alessandra Spranzi intento a muovere le cose con intuizione metafisica. In un caso le forme che pesano, in gesso e ceramica nera, sfuggono e contraddicono la loro origine di piano-silhouette di cartoncino ritagliato; nell’altro caso l’immagine fotografica rincorre la levità di una gravitazione intuibile nel reale, nel mondo.
Nel mezzo le mani, richiamate attraverso il riscatto dall’utile e la proiezione nell’inutile. In questo spazio è come se le mani si imponessero attivando un flusso d’energia che trascende il dato fenomenico delle cose. “Per scoprire qualcosa di nuovo o ritrovare qualcosa di dimenticato” dice Alessandra Spranzi; per fare di una forma la sorgente “di immagini multiple e rimandi di ogni genere”, dice Antonio Catelani.
Uno spazio del dialogo questo, affrontato con un’opera per autore, che fa pensare alla “potenza di non” che Agamben vede come condizione dell’atto creativo e riconosce in quel “tremore della mano” di cui parla Dante: “l’artista / ch’a l’abito de l’arte ha man che trema”.
Antonio Catelani è nato a Firenze nel 1962. Si è diplomato in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1985. Nel 1995 gli è assegnata una borsa di studio con residenza di un anno presso l’Akademie Schloss Solitude di Stoccarda. Dal 2007 al 2017 ha vissuto e operato a Berlino, attualmente vive e lavora a Milano. Appartiene alla generazione di artisti che ha esordito sulla scena artistica nazionale nella metà degli anni Ottanta partecipando a numerose mostre in gallerie e istituzioni pubbliche, tra le quali in Italia: PAC, Milano (1986, 1989, 1998). Biennale di Venezia (1988). Galleria d’Arte Moderna, Bologna (1988, 1989). Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (1995, 2001, 2016). Museo Pecci, Prato (1991,1998, 2000, 2002, 2003, 2012). Quadriennale d’Arte di Roma (1996, 2008). E inoltre all’estero: Kölnischer Kunstverein (1989). Frankfurter Kunstverein/Schirn-Kunsthalle (1989). Kasseler Kunstverein (1991). MUMOK- Vienna (1991). Berlinische Galerie/Martin Gropius-Bau, Berlin (1992). Künstlerhaus Palais Thurn und Taxis, Bregenz (1997, 2005, 2013). Haus der Kulturen der Welt, Berlin (2012). E’ stato fondatore di: “BASE progetti per l’Arte” a Firenze e “Peninsula” a Berlino. Si è nel tempo occupato di curatela di mostre sia in Italia che all’estero.
Alessandra Spranzi vive e lavora a Milano. Utilizza la fotografia e il video con progetti ogni volta diversi per raccontare una visione altra o alterata della realtà e il nostro stupore di fronte ad essa, sia con la messa in scena o il prelievo di pezzi di realtà che con materiale d’archivio, su cui interviene. Ha partecipato a numerose esposizioni, sia in Italia che all’estero.
Ha pubblicato diversi libri, fra cui Uova, posate e altri oggetti, Nello stesso momento, La donna barbuta, Cose che accadono, Tornando a casa e Una casa su misura. E’ docente di Fotografia